Forza e vulnerabilità. Durezza e fragilità. Oscurità e luce. Passato e presente. Contraddizioni e antinomíe convivono nel racconto di Giuseppe Di Morabito, che nel suo debutto in passerella mette in scena una rappresentazione complessa, che oltrepassa il consueto rituale di moda per diventare riflessione sul presente.

Esperienze di storia personale sono rilette attraverso un gesto teatrale ed emozionale. Le origini e i loro insegnamenti nutrono lo slancio della creazione — Il gusto per il savoir faire artigianale appreso nell’adolescenza, l’amore per la storia dell’arte e del costume nei ricordi della terra natale.

Il tailoring è strutturato, scolpito e deciso, ibridato da inserti di corsetteria e crinoline curvilinee, che evocano abiti di corte sette-ottocenteschi ma vengono interpretate in seducenti miniabiti tempestati di cristalli trasparenti. Armature metalliche sovrapposte a camicie maschili parlano di protezione e resilienza; le rose accennano a delicatezza e vulnerabilità e fragilità ; i drappeggi ricordano la sensualità ieratica della statuaria greca ; il pizzo allude alla frivolezza venusiana.

Impatto e teatralità, artigianalità e tecnologia: la presenza di Ameca, robot umanoide, rende evidente la dinamica tra passato e futuro che è intessuta nel nostro presente. Di Morabito la racconta, con tenerezza e intensità.